lunedì 22 ottobre 2007

libano/7 - colazioni


oggi a tripoli ho visto un po' di questo famoso oriente, che finora mi era riuscito a sfuggire. nel giardinetto in mezzo al quartiere dei pescatori ho immaginato il mercato che sarà; poi ho visto l'asta del pesce, una roba molto tarantina, a parte i narghilè.
solo che a costo di essere noioso, devo raccontare ancora di nelly.

"what do you want to eat, gigi?" mi ha detto sabato seduta al suo banco del souk el tayeb, come guardando da un'altra parte.
(ma cazzo, mi beccano sempre? d'accordo che ero lì che bazzicavo a chiedere e fotografare da mezzora, che non avevo fatto colazione un po' apposta... fai tu, nelly, qual'è la specialità della casa?)
"ok. sit down."
è seduta su uno sgabellino, più in basso di chiunque possa passare, così da lasciare a vista tutto il suo lavoro. io, di fronte a lei.
alla sua destra mouna, l'altra metà dell'impresa: impasta, li per lì, il pane arabo per il rotolo, e lo cuoce su una piastra, sempre lì per lì. attorno, ovunque, i figli di mouna. impossibili da contare.
pane steso sul tavolo.
quello che sembra un formaggio. ("no guarda, è labne, è uno yogurt quasi solido. lo facciamo noi.")
olive. ("le nostre, ci facciamo anche l'olio. in libano c'è l'olio migliore del mondo, lo sai?")
sesamo. ("questo ormai lo importano tutti, noi no.")
salsa al peperoncino. ("ci vuole, credimi. no, no, facciamo noi anche questa.")
pomodoro e cetriolo, estratti da un cestino di vimini e affettati. ("roba del nostro orto.")
coriandolo, stesso procedimento. ("ti piace? ci sono tanti che lo odiano...")
io mangio tutto, cara, figurarsi quello che mi raccontano con tanta passione.
"bon appetit." e mi allunga il rotolo.

se il banco non è troppo affollato, devi mangiare lì. e alla fine, capire che queste due donne non toccano mai il denaro: c'è un cestino, dove paghi quanto ritieni giusto e ti prendi il resto da solo.

("la specialità della casa, gigi, è offerta dalla casa." non ho potuto insistere: le cose senza prezzo, veramente, non si pagano.)

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