lunedì 15 ottobre 2007

libano/2

abou rabih non si chiama veramente così. questo, semplicemente, è il risultato di una bella inversione a u della cultura araba: quando diventi padre, o madre, chi ti conosce è in diritto di non chiamarti più per nome. diventi, da allora e per sempre, il papà del tuo primogenito. abou rabih, dunque, è il papà di rabih.
è anche vero che ha quattordici altri figli, il nostro eroe, e due mogli, e sempre un nuovo piano da aggiungere al suo palazzetto di campagna nell'entroterra del nord, vicino a tripoli. nonostante una visione dell'urbanistica piuttosto particolare, abou è un coltivatore biologico integralista. due rappresentanti della prole sopracitata hanno assistito senza mai intervenire alla nostra conversazione, e dopo acqua, succhi caffè e dolci ci hanno allungato piatti da tre cachi ciascuno, cachi che mai lingua umana avrebbe potuto concepire, da mangiare a morsi, sbrodolarsi e sporcarsi indelebilmente le mani, in modo da potersele leccare almeno un po' nella mezzora successiva.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un po' come in islanda dove il cognome di ogni persona significa: "figlio/a di ..." e i puntini indicano il nome del padre.
E la cosa più assurda è che un fratello ed una sorella hanno cognome diverso poichè il suffisso che indica "figlio di" è diverso da quello che indica "figlia di"
Quindi caro Tripepi, se tu fossi islandese e avessi un figlio maschio si chiamerebbe Caio TripepiSON mentre se avessi una figlia si chiamerebbe Tizia TripepiDOTTìR!!!
Che casino...