lunedì 15 ottobre 2007

libano/3

questo fatto della guerra, degli spari, delle bombe, ogni secondo lo dimentichi e qualcosa te lo ricorda.
te lo dimentichi perchè qui si vive; a beirut sono tutti in mezzo alla strada, nei ristoranti e nei bar e a fumare il narghilè, e pare per il più del tempo che le 17 confessioni possano convivere o perlomeno ignorarsi pacificamente. Li trovi seduti negli stessi posti e specialmente le donne sono un mix stupefacente di oriente e occidente, di tacchi a spillo e veli.

si gioca a pallone, si fa la spesa, ci si grida gli insulti dei finestrini delle macchine come in una torre del greco qualunque.

però quando gli parli, i libanesi non esistono. esistono invece i drusi, i sunniti, gli sciiti, i maroniti e tutti gli altri. esiste il quartiere hezbollah con le foto dei soldati appese a tutti i lampioni, andando in macchina a tripoli si passa accanto a quello che era un campo profughi e troppo bene si vede la distruzione. ci sono i carri armati con i soldati giovanissimi e i buchi nei muri dei palazzi.

non ci saranno i libanesi, ma ci sono le storie e le persone. una si chiama nelly, con una sua socia produce un formaggio vegetale, fatto senza latte ma dalla fermentazione di un grano. nelly ha scelto cinque anni fa di andare a vivere nel sud, non lontano da israele, per fare il suo formaggio e mille altre cose di una vita da contadina, a contatto con il mondo che le piace. l'anno scorso si è trovata in mezzo tra gli israeliani e gli hezbollah, ha tenuto duro finchè la presenza delle mine nei suoi campi si è fatta intollerabile, ed è dovuta andare. con la sua testa dura di capelli bianchi e ricci nelly sta ricostruendo una casa e un laboratorio in un altro villaggio a nord di beirut, e ieri dovevate vederla mentre mostrava il nuovo spazio della sua vita bombardata, dei suoi progetti da sminare, con l'energia felice e gesticolata di chi non molla nè ora nè mai nella mano sinistra e il caffè turco nella destra.

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