sabato 13 ottobre 2007

libano/0

eccomi tornato nell'estate, di un posto da 24 gradi di notte, appena attraversato in macchina senza capirci niente nè vedere niente.
sull'aereo da francoforte c'era una variegata popolazione mediorientale immigrata in europa e io.
seduto in mezzo a una signora svizzero/libanese e a un ristoratore libano/norvegese. ho appreso dunque che tutto questo popolo vive, fondamentalmente, da un altra parte; che tutti hanno un amico che ha studiato in italia e una nuora mezza italiana (mi aspettavo da un momento all'altro che mi facessero i nomi e mi chiedessero se li conoscevo); che probabilmente tutti sanno di cibo più di me (che ho scritto sul foglio del visto food consultant, con improvvida presunzione), ed hanno passato la metà del tempo a spiegarmi le proprietà dell'arak, a raccontarmi dei vini della valle della bekaa e delle insalate di prezzemolo.
tornavano, la signora ed il ristoratore, a casa dopo anni di europa, e si parlavano alla mia destra e alla mia sinistra metà in arabo, metà in inglese e metà in francese, per un totale di 1,5 conversazioni.
avevano voglia di casa. poco prima dell'atterraggio il ristoratore mi ha dato di gomito e ha picchiettato sul vetro con una piccola emozione, per mostrarmi le luci di beirùt.

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