giovedì 27 settembre 2007

baltasar garçon

fra le varie personalità che ti puoi portare dietro, è la meno comoda da indossare. in quella veste, il mondo tende non farti caso; o sottovalutare, in maniera più o meno giustificata, te che ti eri svegliato tutto ringalluzzito e fiducioso nelle tue capacità.
dev'essere la mia voce, o un certo stile poco serio che mi contraddistingue mattina e sera e certi giorni di più.
ho avuto ieri una giornata così, e sembrava non finire mai.
ho provato l'ineffabile ebrezza della trasparenza;
ho salutato vivace ricevendo silenzi o sopracciglia;
e le peggio cose mi sono state chieste con la massima naturalezza: badare che ho pulito più cessi io della maggior parte dei miei conoscenti messi assieme, e con una certa fierezza. l'errore sta nella sensazione che quello che ti chiedono, mai accetterebbero fosse chiesto a loro.

lunedì 17 settembre 2007

tripepi e il perfido mondo dell'incanto

quando iniziai quell'altro blog, mi feci un bel mailone di amici e conoscenti e lo mandai. per far sapere al mondo (che forse attendeva con ansia, ma più probabilmente no) che in quelle righe avrei raccontato di me.
quel blog è finito quando è finito un certo pezzo della mia vita, e sono dunque accucciato qui: nessuno che io guardi abitualmente in faccia sa. metto da parte un po' di vanità (sapeste quanto mi piace essere letto dagli amichetti miei) e cerco di scrivere ancor più per me e per chi ha voglia o fortuna (?) di trovarmi per caso.
potrò dunque immaginare e raccontare un mio personale legal thriller dei poveri, come forse altrove non avrei fatto?
fate conto che un poco scaltro gastronomo di forlì, ma originario di altri, più intensi e meno digeribili luoghi, si trovi suo malgrado incartato in una trista e tosta faccenda giudiziaria.
la casa dove è cresciuto, dove ha corso a perdifiato quando gli sembrava immensa e camminato sbuffante nell'adolescenza, il posto dove è scappato da scuola con gruppi di giocatori di scopone, dove ha dato alcuni primi baci e avute altre primevolte, la casa dove si direbbe che è cresciuto... ebbene si supponga che su questa casa si sia abbattuta la scure di una doppia ipoteca e di un secco e ormai inoppugnabile provvedimento esecutivo.
con la scusa di non averne colpa, il nostro gastronomo potrebbe a lungo aver ignorato la vicenda, per poi essere secchiato in faccia dalla realtà nella forma di una troppo familiare descrizione su un sito di aste giudiziarie.
costretto dagli eventi, il nostro eroe dovrà ammettere di possedere almeno un genitore dall'ipoteca facile; più un altro, residente nella casa in questione, particolarmente incapace di accettare le ingiuste ma pressanti esigenze della vita concreta. fra i due, nessun rapporto più da anni.
il protagonista della storia, che ve lo dico a fare, è uno di quei soggetti vittimisti che amano farsi carico delle cose per potersi credere indispensabili. ha dunque deciso di intervenire nella complessa vicenda; anni prima ce lo hanno laureato in scienze economiche e bancarie, il disgraziato, ma come hanno fatto non se lo ricorda più.
naviga pertanto a vista in mezzo ad avvocati, magistrati, recuperatori di crediti, senza capire bene che succede. dalla sua, perchè qualcosa glielo dovremo pur concedere, l'affetto di un piccolo mondo che lo sostiene: non essere solo è la sua unica forza, e a volerselo dire non è poco.
oggi il nostro piccolo e impaurito eroe ha deciso di andare all'asta a ricomprarsi la casa della sua mamma. lì dove regnano squali speculatori in grado di papparselo con uno sguardo solo, egli combatterà con la disperata arma della sua superiore motivazione. (più un assegno circolare, la restituzione del quale sarà l'oggetto della sua prossima, spettacolare insonnia)

giovedì 13 settembre 2007

troppo facile

come si seduceva dunque? non mi ricordo più. stasera nel film zingaretti ha cucinato fiori, si è finto esageratamente sanguigno e umorale, si è avvicinato a bocche a tradimento, ha sussurrato e alluso.

l'ultima volta che ho sedotto qualcuno era una donna toscana più alta di me, cha aveva passato un bel po' di una serata a raccontarmi di due anni della sua vita in costarica. doveva aver vissuto davvero, eppure con quel racconto sembrava difendersi un po'. aveva due tatuaggi sulla spalla, che erano diventati uno, un uccello serpente. e tutto questo deve avermi fatto paura e brividi, se alla fine, a ripensarci, il sedotto credo di essere stato io e quella che è andata via lei.

domenica 9 settembre 2007

delle domeniche a rischio e del paese di altamura

svegliato con tante buone intenzioni casalinghe, cose logiche ed infelici connesse con i detergenti, gli armadi e le stagioni, sono stato tradito subito da una canzone.

ebeh, basta quel poco. ho cercato una mia amica, con l'idea di raggiungerla e cucinare insieme, e lei mi ha freddato "sono al lavoro".

dopo pochi minuti di altre pensate c'è stata la deriva consumista: triste, solitario y commercial, ho ricordato l'apertura domenicale del comet. ecco, con una ipocrita scelta di vocaboli potrei dire di aver bisogno di un nuovo portatile (è vero e non e vero) per cui già in macchina masticavo le parole dual, core, hard, wifi, presario, ma soprattutto 599, TAN e TAEG. avevo con me una busta paga di luglio, di un veramente misero contratto a progetto, per forse mendicare un finanziamento che io, oggettivamente, mai mi sarei concesso. ma sapevo che loro sì, maledizione.

ebbene, "l'offerta del volantino è terminata", cara la mia anima sperduta, sii felice e triste al tempo stesso che forse riuscirai per una volta in un acquisto meditato invece della prima cazzata che ti propongono, ma neanche tornerai a casa a spacchettare come il bambino dell'asilo che è in te così fortemente desiderava.

ok.

compro il pane in uno di questi forni aperti della domenica.

non sfuggirà l'antitesi: i forni veri, alla domenica, devono essere chiusi. i veri fornai possono dormire solo alla domenica.

ora, io non conosco invero il nome di questo posto, ma potremmo chiamarlo, per convenzione, Alla Baguette Precongelata. ha un grande e misterioso successo nella cittadina un tempo rispettabile che abito, e devo essere lontano anche dalla mia, di rispettabilità, se mi ritrovo attratto, atterrato, atterrito in questa bolgia farinacea, in questo paradiso della catena del freddo.

quando è arrivato il mio numerino, ho voluto chiedere alla ragazza dietro al banco se avesse un qualsiasi pane di semola.

lei (povera stella non è colpa sua, ho fatto tutto da solo), lei cosa poteva rispondermi? cosa intende con semola? farina gialla?

ho dovuto annuire.

c'è l'altamura...

"Gentile Signorina.

Nel paese di Altamura, in provincia di Bari, c'è una bellissima depressione chiamata "Il Pulo di Altamura", una specie di canyon dove alcuni vanno ad arrampicare e crescono i capperi allo stato brado. I fornai di Altamura lavorano in forni di pietra altissimi e abitabili, e ci mettono dentro il Pane di Altamura, ottenuto da lievito madre, acqua tiepida, sale marino e semola rimacinata di grano duro dell'Alta Murgia barese. Lo fanno lievitare un bel tre ore, poi lo rilavorano, poi lo fanno lievitare un'altra ora, poi lo cuociono nei forni in questione per 90 minuti a 250 gradi.

Ora, lei, invece, cosa intende con "altamura"?."

ho creduto di rispondere così. ma è solo nei miei discorsi interiori che sono così snob.

devo aver detto, invece: "Va bene."



mercoledì 5 settembre 2007

hair

vado finalmente a tagliarmi i capelli. ho abbandonato bruscamente la multinazionale delle chiome e i suoi tagli un po' metrosexual in un accesso di suscettibilità, la volta scorsa che mi hanno trattato male, credo, non mi ricordo più.
però, per attutire il traumino di cambiar barbiere, di farmi mettere le mani in testa da altri, di chiacchierare con altri di zanzare, di leggere altre genti e altri panorami, comprometto. torno da un barbiere-ex, lasciato almeno un cinque anni fa, anche in questo caso per ragioni dimenticate.
lui ricorda, è chiaro, ma dissimula con classe e silenziosa soddisfazione, come se mi aspettasse.
e appena rientro ricordo tutto anch'io:
- questo posto pulitissimo con la radio locale accesa, e scansioni di appuntamenti impeccabili che non si incrociano mai;
- i teli tigrati che ti mettono addosso e i capelli tagliati che a finirci sopra si imbarazzano un po', e se possono evitano;
- il doppio shampoo prima e dopo, eseguito con cautela ostetrica, intervallato in corso di taglio da spruzzate di vapore acqueo proveniente da un sobrio contenitore pervinca caricato a sangemini;
- in generale, quel senso di spossessamento della propria testa per una mezzora, che termina con l'accettazione finale di un gel non voluto. d'altronde è domanda retorica, non spetta a me decidere.
ho passato quel tempo a guardare e pensare, prevalentemente ho fatto illazioni interiori su una vita segreta da barbiere. il giorno in cui, senza tema di smentite, uno si dice con fare risoluto voglio tagliare i capelli agli uomini, perchè tanta meticolosa applicazione non può essere frutto del caso.
scolpito nel nuovo taglio davanti al registratore di cassa, all'ultimissimo minuto, ho ricordato anche le ragioni del precedente abbandono; più o meno fra due mesi si capirà se sono più vanitoso o più attaccato al denaro.

martedì 4 settembre 2007

diluvia

sono giorni che non mi sento proprio ben disposto a favore di mio padre; anche in questo non ero cresciuto abbastanza, si vede, e ancora non ero pronto a misurarmi con il mio papà quello vero, che ha sostituito a tradimento il supereroe dell'italsider della mia infanzia.
alla faccia della dura realtà, oggi ho avuto un pensiero affettuoso nei suoi confronti. un pensiero distante, purtroppo, che tale rimarrà. non è diverso infatti il rapporto nostro da un milione di altri padrefiglio, che prevede la regola inscalfibile di non dirsi mai niente di importante.
ebbene, oggi. la prima, seconda e terza cosa che ho fatto nel mio nuovo esordio lavorativo, relative beginner: ho scritto. ho cercato di raccontare l'evento che la mia nuova sede di lavoro, per certi versi, ospiterà. un concerto dedicato a sergio endrigo.
non si discute che toccasse spiegare, magari in tre righe, chi fosse sergio endrigo.
e subito mi è venuta in mente una cosa, della quale non sono mai stato abbastanza grato. ed è ciò che ho scritto per spiegare: che sergio endrigo, magari senza saperlo, lo conoscono tutti quei bambini degli anni 70 che hanno avuto la fortuna di un papà che cantava in macchina come il mio.

magari questa canzone.