mercoledì 5 settembre 2007

hair

vado finalmente a tagliarmi i capelli. ho abbandonato bruscamente la multinazionale delle chiome e i suoi tagli un po' metrosexual in un accesso di suscettibilità, la volta scorsa che mi hanno trattato male, credo, non mi ricordo più.
però, per attutire il traumino di cambiar barbiere, di farmi mettere le mani in testa da altri, di chiacchierare con altri di zanzare, di leggere altre genti e altri panorami, comprometto. torno da un barbiere-ex, lasciato almeno un cinque anni fa, anche in questo caso per ragioni dimenticate.
lui ricorda, è chiaro, ma dissimula con classe e silenziosa soddisfazione, come se mi aspettasse.
e appena rientro ricordo tutto anch'io:
- questo posto pulitissimo con la radio locale accesa, e scansioni di appuntamenti impeccabili che non si incrociano mai;
- i teli tigrati che ti mettono addosso e i capelli tagliati che a finirci sopra si imbarazzano un po', e se possono evitano;
- il doppio shampoo prima e dopo, eseguito con cautela ostetrica, intervallato in corso di taglio da spruzzate di vapore acqueo proveniente da un sobrio contenitore pervinca caricato a sangemini;
- in generale, quel senso di spossessamento della propria testa per una mezzora, che termina con l'accettazione finale di un gel non voluto. d'altronde è domanda retorica, non spetta a me decidere.
ho passato quel tempo a guardare e pensare, prevalentemente ho fatto illazioni interiori su una vita segreta da barbiere. il giorno in cui, senza tema di smentite, uno si dice con fare risoluto voglio tagliare i capelli agli uomini, perchè tanta meticolosa applicazione non può essere frutto del caso.
scolpito nel nuovo taglio davanti al registratore di cassa, all'ultimissimo minuto, ho ricordato anche le ragioni del precedente abbandono; più o meno fra due mesi si capirà se sono più vanitoso o più attaccato al denaro.

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