venerdì 31 agosto 2007

paesi felici

hanno paesani che non pronunciano nessuna vocale, frequentatori di bar e balere, acuti osservatori di architettoniche mancanze con l'occhio allenato dell'ex elettricista, falegname e carpentiere; criticano con gusto maggioranza e opposizione ma ancora sono capaci di stupire e stupirsi.
sono muniti di sindaci vernacolari piuttosto sovrappeso, nemici delle cravatte che pure indossano, e che pronunciano delle triple esse al posto delle zeta.
ma sono occultamente e interamente gestiti da piacenti e solo ai primi 5 minuti insospettabili signore cinquantenni, spesso mogli del sindaco precedente, eppure nè ciniche nè nient'altro, conquistatrici e conquistabili allo stesso tempo, e per questo tra i migliori possibili esseri umani.

mercoledì 29 agosto 2007

vino bianco va bene, grazie. non è che avresti dell'erbaluce?

padroni di non crederci, ma ce la farò.
per quanto nemmeno mi riesca di far funzionare questo blog, al quale paiono necessarie delle mezze giornate di decanter per visualizzare i commenti.
potrei per esempio prendere sul serio il mio nuovo lavoro durante il giorno e la settimana ed evadere piccoloborghesemente ogni sera e weekend.
oggi mi è saltata la catena della bici davanti alla villa di proprietà di un cane notoriamente aggressivo. sulle prime non me ne sono reso conto, ma dopo 10 minuti di smanettamenti, giramenti multipli uno dei quali della bici stessa, clacson rintronati a me che non avrei dovuto esistere nemmeno a margine del mondo degli automobilisti, cose così, insomma, ci ho pensato: e il cane? che m'abbaia al solo pensiero mio di uscire a fare la spesa, quando ancora sono dentro casa a 150 metri dai suoi domini? ho guardato: niente. ho riguardato, niente. al terzo sguardo l'ho visto: immobile, mi teneva d'occhio. nessuna preoccupazione, pure ero a 30 centimetri dal cancello.
ho sistemato la catena, lui fermo. ho provato delle pedalate a bicingiù, lui lì. ho ricapovolto la bici, lui niente. ci sono salito: impercettibile movimento canino, cambio di stato, defcon 4.
una pedalata: partenza. lo sospettavo. lo sanno tutti. pure non volevo crederci. mi sono fermato, e lui pure.
gigi, il telecomando umano per cani. ora che mi sono trovato sto superpotere, chi m'ammazza più?

lunedì 27 agosto 2007

POCHE, RAPIDE ISTRUZIONI PER UNA DISPERAZIONE

non cucinate. tutto viene male, anche le patate lesse.
non telefonate a nessuno perchè sarebbe ingiusto. la merda non si esporta.
abbandonatevi ad un modesto alcolismo da 66cl, tanto non avete il fisico per i distillati.
mettete su la peggio musica che avete sul disco fisso, chè niente di allegro potrebbe servire.
guardate più ore possibili consecutive di telefilm americani. alla fine sarà tutto uguale, ma avrete trascorso una congrua quantità di tempo anestetizzati. tutta vita.
non provate a dormire, è inutile.
invidiate quanti hanno patimenti amorosi, le vittime di ipocrisie, tradimenti, orgasmi simulati.
non provate a invocare la grazia delle zanzare tigre, che delle vostre atroci sofferenze se ne sbattono altamente.
scrivete, se vi pare. probabilmente il mondo è pieno di altri sfigati che se la passano peggio e se la piangono meno.

mercoledì 22 agosto 2007

prima contratto, poi scarpe.

ieri mi hanno offerto nemmeno un lavoro, la promessa di un lavoro. questa semplice prospettiva, oltre ad una serie di buonumori e speranze, mi ha indotto ad entrare in un centro commerciale e a farmelo per intero.
ho guardato scarpe e felpe senza comprare, solo per riassaporare la sensazione di considerare quegli acquisti; ho letto le percentuali di sconto immaginario; e alla fine mi sono accontentato di ben più piccolo gesto consumista: sono entrato nel supermercato con il carrello.

martedì 21 agosto 2007

darksider

c'è poi la sfida di estrarre qualcosa anche la sera che proprio non ce la fai, che hai tirato fuori al telefono il peggio di te, quella parte che riservi unicamente a certi parenti stretti, e per fortuna nemmeno tutti i giorni. il te che urla e non chiede scusa, che cade nelle trappole e ci si dimena furioso finchè è troppo stanco per andare avanti e medita ancora altra furia per il giorno dopo. ma per fortuna il giorno dopo arriva insieme ad altre cose, e l'odio che pareva inestinguibile si dimentica da solo.

lunedì 20 agosto 2007

swedish pop

il bello della radio è che in un programma che non ti piace neanche possono all'improvviso accenderti una lucina e metter su un pezzo che non ricordavi neanche di conoscere. un pezzo che era da qualche parte e avresti potuto comunque ritrovarlo, ma alla radio non ti dicono in anticipo l'effetto che potrebbe farti.
oggi in macchina sono stato riproiettato alla mia prima inghilterra, del 1984. e a certi primi baci svedesi con una annika tornquist con l'apparecchio ai denti, pure ai miei occhi dotata di un invincibile fascino latitudinale.
così disse di chiamarsi, ma avrei scoperto in seguito trattarsi di un nome d'arte. forse dava queste generalità a tutti gli adolescenti italiani con l'assurda mania del numero di telefono, temendo che i poveretti l'avrebbero richiamata davvero.
certo, a baciare annika tornquist nessun metallo era percepibile. e a fine estate, insieme alle sue false generalità, mi regalò un gigantesco leccalecca a forma di cuore.

non era questo, ma questo mi va di sentire

domenica 19 agosto 2007

Domenica Digerita

su e giù per certe curve dell'ignoratissimo appennino di romagna, guardavo contento dai finestrini di essermi lasciato trascinare a un bagno nel fiume e barbecue domenicale.
l'acqua, freddissima, era classificata di categoria D: ho deciso di non chiedermi cosa possa voler dire. mi sono concentrato sulle melanzane dell'orto dei miei zii, piuttosto.
un giorno, dopo tutta la east coast degli stati uniti e la campagna della valle d'itria, vorrò abitare anche a rocca san casciano. oltre che non abbastanza soldi, è che non si ha abbastanza vita per vivere in tutti i posti dove si vorrebbe, e ci si accontenta di buttare un occhio.

sabato 18 agosto 2007

apatik, la spia che oziava

pure non dovrebbe essere troppo difficile scrivere ogni sera, per non dimenticarsi come si fa. immagino che a prendere l'abitudine potrebbe essere come lavarsi i denti.
a maggior ragione da qui dove nessuno mi vede, e posso evitare di mettermi in discussione e pensare se quello che dico è di un minimo interesse al mondo.
la finestra di fronte stasera è chiusa. vedo la luce accesa, ma non posso sbirciare il clan mediorientale che mi abita a tre metri. algerini, credo, sorridenti, gruppone di tre generazioni che paiono compatti e chissà se lo sono, o sono come tutti noi.
hanno un fantastico patriarca che cammina tutti i giorni in caffettano bianco e mi saluta con cenno deciso della mano. e la sua signora prega dandomi le spalle: una sera che ha lasciato la finestra aperta ho imparato da che parte è la mecca.

venerdì 17 agosto 2007

tango per cominciare

io non credo negli attrezzi. le chiavi inglesi mi si rivoltano contro con pervicacia, ignoro la poesia dei cacciavite ben utilizzati, non so far uso di martelli senza esserne additato.
pure vorrei. vorrei essere preciso e soddisfatto del mio lavoro manuale... oggi, perchè non mi si dica che non ci provo, ho smontato la ruota didietro della mia bici.
ho provato a crederci, e in un attimo di fede i due dadi laterali sono venuti via. in seguito, ho rimosso delicatamente la catena e preso su, trionfante, la ruota. da portare indegnamente a cambiare la camera d'aria, che un tempo undicenne sapevo fare da solo ma adesso non più.
il ciclista, chiamiamolo così che questa volta è il caso, prima di aggiustare e vendere le bici era un professionista. non gliel'ho chiesto, lo so: ho letto prima il cognome e poi il nome sull'insegna, e come risentito l'eco della voce di adriano dezan. e dentro ho trovato le maglie e la gloria passata di uno che forse era gregario di moser.
a casa, la bici mi aspettava zoppicante e colma di speranze mal riposte. la fatica che ho fatto a tentare di ridarle un senso, a rimontare quella ruota per un verso. e ancora non so se ce l'ho fatta davvero.

peraltro, ieri sono stato a un bel concerto