sabato 18 agosto 2007

apatik, la spia che oziava

pure non dovrebbe essere troppo difficile scrivere ogni sera, per non dimenticarsi come si fa. immagino che a prendere l'abitudine potrebbe essere come lavarsi i denti.
a maggior ragione da qui dove nessuno mi vede, e posso evitare di mettermi in discussione e pensare se quello che dico è di un minimo interesse al mondo.
la finestra di fronte stasera è chiusa. vedo la luce accesa, ma non posso sbirciare il clan mediorientale che mi abita a tre metri. algerini, credo, sorridenti, gruppone di tre generazioni che paiono compatti e chissà se lo sono, o sono come tutti noi.
hanno un fantastico patriarca che cammina tutti i giorni in caffettano bianco e mi saluta con cenno deciso della mano. e la sua signora prega dandomi le spalle: una sera che ha lasciato la finestra aperta ho imparato da che parte è la mecca.

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